domenica 30 ottobre 2016

Dorsale del Triangolo Lariano




Ieri un progetto che avevo da un bel po' ha trovato realizzazione. La giornata è prevista bellissima che in autunno diventa uno spettacolo e anche se nelle ultime due settimane ho fatto poco e niente decido di provare lo stesso.
Parto presto (6.00) come al solito per avere più tempo al pomeriggio e decidere con calma quanto fare del percorso che si presta a diverse soluzioni, anche se nella mia testa so già quello che vorrei fare. Per la prima volta però il mio trekking parte da casa, nel senso che abbandono la macchina e parto con il treno direzione Como Lago dove mi aspetta la funivia per Brunate.
I primi minuti fino a Rovellasca sono inquietanti, sono l'unico che parla italiano e la cosa naturalmente non è che mi lascia tanto tranquillo. 
Arrivo a Como alle 7.50 e mi dirigo verso la funivia dove scopro che il primo viaggio è alle 8.15.
Alle 8.30 sono finalmente pronto a partire. Inizio quindi a salire tra le splendide ville di Brunate seguendo le indicazioni per S. Maurizio e rifugio CAO. Arrivato nella piazza di S. Maurizio faccio una piccola deviazione per vedere il faro Voltiano che ancora mi mancava e proseguo il cammino seguendo il sentiero e in breve raggiungo la capanna CAO dalla quale parte effettivamente il sentiero 1 della dorsale. L'aria è ancora frizzantina ma la giornata e il panorama è gia splendido, con il monte Rosa e le alpi che non ti abbandonano mai. salendo e salendo però inizia anche a sbucare il sole e decido di alleggerire l'abbigliamento. Passate la Baita Bondella e la Baita Boletto inizia la vera e propria salita alla rpima cima che ovviamente decido di non evitare, anche perchè non ci sono mai salito. in breve arrivo alla bella cima del monte Boletto posto a 1235 m. e guardandomi intorno intravedo quello che sarà il mio cammino, si vedono le altre cime che andrò a percorrere.
scendo il sentiero tra i prati che mi porta alla Bocchetta di Molina e comincio a risalire verso il Monte Bolettone altra cima che non avevo mai salito, ma solo girato intorno nel Giro in giro del Bolettone la mia corsa preferita! alcuni punti sono abbastanza ripidi ma tutto nella norma e arrivo in cima dove mi attende una sorpresa. Poco dopo esssere arrivato in cima al Bolettone (1320 m) arrvia anche il mitico Fabio del sito www.simand.it che avevo iniziato a guardare tempo fa per le dettagliate e precise schede sulle montagne circostanti e anche perchè avevamo senza saperlo fatto alcune gare come il trofeo Dario e Willy e la Resegup anche se lui ha potuto fare qualche corsa che per me credo resterà un sogno come ad esemoio la LUT (Lavaredo Ultra Trail) o la Monza Resegone.
Dopo due chiacchiere proseguo sulla discesa che mi porterà alla Bocchetta di Lemna nei pressi della capanna Mara e a risalire poi fino alla Bocchetta di Palanzo. Mi sento bene e naturalmente decido di affrontare anche la salita al Palanzone (1436)....altrimenti poi si offende! Devo dire che la sento tutta questa salita bella panoramica e intensa. Una volta su mi godo il magnifico panorama e faccio una prima sosta a base di the e una barrettina energetica. Nonostante la faticosa salita devo dire che il mio stato è ancora buono e così comincio a ridiscendere verso la Colma di Sormano. Inizio ad essere un pochino stanco ma soprattutto sono i piedi a farmi male. Inoltre credo di essere strettino con i tempi se voglio arrivare a Bellagio senza rischiare di trovare il buio, è infatti l'una e mi manca ancora molta strada, tutta la seconda tappa a dir la verità. Dopo un'altra breve pausa riparto in direzione della Terrabiotta, ormai ho sicuramente accantonato l'idea di salire il S. Primo (non me ne voglia) e letteralemente arranco fino alla "finestra" dove trovo un simpatico siparietto grazie ai cavalli del bisbino che tormentano due ciclisti in cerca di cibo eheheh. Ormai credo che non riuscirò a finire la dorsale e ad arrivare a Bellagio e quindi attuo con molta fatica devo dire il piano B. scendo quindi verso il piano Rancio dove nei pressi dello chalet Gabriele troverò mia moglie e mio cognato che sono venuti a raccattarmi.
Non sono particolarmente deluso dal non avercela fatta anche se mancava davvero poco, ma il male ai piedi era davvero forte e sarebbe stato stupido continuare così oltretutto su un tatto del percorso completamente sconosciuto. Alle volte in montagna anche in sentieri facili come questo bisogna saper rinunciare, tanto il triangolo lariano e la sua dorsale sempre lì restano! A posteriori come consiglia mio cognato sarebbe stato meglio farla con scarpe da trail running sicuramente più comode.
Resta sicuramente la bellissima giornata e i magnifici panorami che ho potuto ammirare a contatto con la natura. Il giro fino alla Colma di Sormano è sicuramente fattibile e di assoluto valore paesaggistico.

lunedì 3 ottobre 2016

Anello dei campelli

Eccoci qui. Oggi con una giornata non certo idilliaca decido di  non farmi scoraggiare e parto ugualmente. Avevo in mente un giretto lungo senza troppo dislivello per preparare il giro che ho in mente di fare a fine ottobre (ma non svelo niente )
Arrivo a Barzio  in Valsassina verso le 8 e piove. L'idea è quella di fare il sentiero degli stradini e concludere poi l'anello dei campelli, percorso mai fatto. Si comincia quindi sotto la pioggia a salire la strada carrozzabile che segue la funivia e incrocia di tanto in tanto il bike park. Dopo circa un ora e un quarto arrivo ai piani di Bobbio  sempre in compagnia della pioggia e devo dire che le mie gambe non sono tanto in forma e già questa salita mi segna. Raggiungo quindi il rifugio Lecco da cui parte il sentiero degli stradini che mi porterà al rifugio Cazzaniga che ho sempre visto e mai raggiunto dalla parte di Artavaggio.
Finalmente smette di piovere ma mi trovo nelle nuvole, quindi di panorami nemmeno l'ombra. Il sentiero degli stradini è molto bello e farei volentieri una corsetta, ma non questo il giorno, il problema è che non si vede niente. Riesco a vedere a circa 3-4 metri e ho un idea sul fatto che sia molto esposto ma per il resto niente. Ogni tanto ci sono catene, appoggi metallici per i piedi e una scaletta ma se non si soffre di vertigini tutto normale, anche se credo sia sconsigliato se piove tanto, ma non credo siano molti i pazzi.
Nel frattempo qualche raggio di sole fa capolino timidamente subito ricoperto da nuove nubi.

Arrivo poco prima di mezzogiorno al rifugio Cazzaniga dove prendo un bel the caldo e una fetta di torta per ristorarmi un pochino. Intanto chiedo lumi al rifugista sul sentiero per arrivare alla bocchetta dei mughi,  percorso che mi dovrebbe portare di nuovo ai piani di Bobbio.
Il sentiero da seguire è il 101 ossia quello delle Orobie che se non sbaglio prosegue fino al rifugio Grassi (pizzo tre signori).
Riparto e sento qualche goccia....che stress....ma poco dopo le nuvole spariscono un po' e mi fanno gustare qualche panorama, almeno da questa parte vedrò qualcosa e lo trovo molto interessante!!!! Questi colossi rocciosi ricordano i panorami delle dolomiti!!!


Ad un certo punto vedo un cartello che indica Zuccone Campelli 0.45 min e per qualche secondo resto a fissarlo....il richiamo della vetta....naaaa non oggi, l'obbiettivo è un altro! Ma ci tornerò di sicuro magari concatenando anche il sodadura e altro che ho visto ma di cui non conosco il nome.
Proseguo quindi sul sentiero che è un continuo sali scendi molto meno esposto di quello degli stradini ma ugualmente panoramico anche se oggi non è proprio giornata per i panorami.
Raggiungo la bocchetta dei Mughi e a fondo valle si vedono i piani di Bobbio. Mi fermo a bere una tazza di The e a mangiare dell'ottimo cioccolato fondente con nocciole e a godermi gli ultimi attimi di silenzio e il suono del vento.
Poi a ritroso ritorno fin giù a Barzio. È stato faticoso oggi, sia per la lunghezza sia perché le mie gambe e il mio fiato erano davvero messi male, forse perché mi sono allenato anche ieri o chi lo sa, fatto sta che ogni volta che il terreno saliva mi veniva il fiatone e le gambe sembravano scoppiare .
Devo dire che è un giro lungo  (26 km ha segnato il mio GPS ) ma soddisfacente e lo sarebbe stato di più con il bel tempo. Ci ritornerò!
Dopo tante volte che ci sono passato davanti oggi al ritorno ho deciso di fermarmi al negozio sulla strada che vende la bresaola di balisio e a parte che sarei uscito con carrelli di roba, mi sono limitato ad acquistare la bresaola e il taleggio!
Alla prossima, in attesa del progetto di fine ottobre, ma non anticipo niente.
Ciao

lunedì 5 settembre 2016

Finalmente Capanne

L'Elba che posto meraviglioso!!! Il mare mi piace...anche tanto però solo quello bello, tranquillo e che offre panorami unici. L'Elba offre tantissime spiagge con un mare cristallino e la cosa bella è che quando vuoi raggiungere e ti sposti è come essere in montagna! I profili dei piccoli monti intorno ti fanno sempre compagnia e danno anche al mare una bellezza diversa. Intendiamoci nuotare in acque in cui mi vedo i piedi insieme ai tanti esseri del mare mi piace molto, ma che volete farci se ho l'animo montanaro.
Inoltre all'Elba se decidi di correre o andare in bici sai che dovrai fare sicuramente delle salite, a volte anche molto impegnative e tutto questo è fantastico!
Oggi però ho voluto salire sulla montagna più alta dell'isola con i suoi poco più di mille metri sembra una bazzecola...ma attenzione a sottovalutarla.
Ovviamente mi ero già messo a cercare l'itinerario migliore, almeno per me, e la scelta è caduta su quello che parte dalla località Pomonte perché come mi accade ultimamente se c'è la possibilità di qualche tratto attrezzato!
Il sentiero ovviamente parte dal livello del mare e comincia con un ciottolato che si inerpica tra piccoli orti e al mattino presto c'è ancora parecchia ombra. Il sentiero piano piano cambia e nel corso dell'escursione cambierà spesso.
Infatti dopo poco si cominciano a vedere gli enormi sassoni che tanto assomigliano a quelli già visti sul pizzo tre signori. Si alternano sempre salendo con zone di bosco, passaggi tra felci con rumori della fauna locale con qualche avvistamento (cinghiali) che mi turbano un pochino per paura di imbattermi nel padre o nella madre!
Ancora qui il panorama non si apre molto ma la salita non è particolarmente faticosa anche se i grossi sassi a volte obbligano a qualche passo un po' troppo grande.
Dopo circa un oretta sono al primo bivio. Io ho preso il sentiero 9 e continuerò sull'8 ma avrei potuto prendere anche il 31 che si ricollega proprio in questa selletta.
Inizio a percorrere l'8 e si comincia a vedere parte dell'isola, il mio obbiettivo si staglia davanti a me, ma anche se sembra vicino so che manca ancora un po'
La salita si fa via via più faticosa anche per il gran caldo e non senza fatica arrivo all'attacco dell'ultimo pezzo.
Qui incontro e scambio due parole con una famiglia di tedeschi che sta scendendo (in Realtà sono loro che scambiano due parole con me e con il mio imbarazzante e imbarazzato inglese).
Il primo pezzo molto divertente è quello attrezzato con catene, poi fino a su è tutto un passare su grossi massi e la salita si fa decisamente in piedi.
Arrivo su un po' stanchino e finalmente mi godo il bel panorama. Si vedono bene tutti piccoli golfi dell'Elba,  posti che ho visitato in questi giorni è dai quali vedevo questa cima che mi chiamava.
Non resto su molto perché c'è folla....arrivata su con l'ovovia  (niente di male per carità )....che fuma e che ho miei dubbi sul fatto che le cicche le portino giù...è non mi va di litigare a 1000 metri Eheheh.
Quindi ripercorro la strada a ritroso faticano molto per via del grande caldo e delle poche scorte d'acqua che avevo.
Devo dire che ho fatto bene a non portare chiara non ce l'avrebbe fatta...e neanche io con lei.
Bello bello devo dire ancora una volta che non è l'altezza a fare bella una montagna ma solo la voglia di scalare,  del panorama che regala, e di tutte le sensazioni che ci si porta a casa.
Elba isola magnifica a tratti ancora selvaggia sia che si salga a 1000 metri sia che si nuoti nei suoi splendidi Mari cristallini...posso dire di essere innamorato di questa isola!!!!

sabato 20 agosto 2016

Che faccio oggi? mah si dai Orobie!

Eccomi qui! Dopo una pausa di 15 giorni dai monti per via di una vacanza al mare con i disabili finalmente si riassapora un po' di montagna!
Per carità alle 6 del mattino correre in spiaggia con il sole che sorge è veramente bello e.....si ho ricominciato timidamente e faticosamente a correre, poca roba intendiamoci e con molta cautela per via della caviglia ma ho deciso che si deve riprendere.
Comunque questa gita era prevista a luglio ma poi non siamo riusciti a farla. Partenza ore 6.45 con il Momo direzione Carona in val Brembana con l'idea di fare la traversata rifugio Longo - rifugio Calvi giro molto panoramico con un dislivello contenuto ma molto lungo.
Si parte dai 1110 metri della cittadina di Carona molto carina con il suo bel lago artificiale, ma non prima di esserci fatti un buon caffè con brioches, come vuole la tradizione.
Ci si incammina sulla carrozzabile, il tempo è incerto ma sembra poter tenere, danno infatti brutto nel pomeriggio. Si passa attraverso i boschi sempre seguendo la carrozzabile usata per il traporto in jeeo ai due rifugi, il clima è piacevole ma si comincia subito a salire e devo dire di non essere in gran forma ma la gioia di essere ancora in montagna è troppa!


Dopo aver superato una cascata (se ne incontreranno molte) si arriva al primo bivio che porta andando a sx verso il rifugio Longo mentre a dx al rifugio Calvi, ma la scelta cade sul longo poi vi spiegherò il perchè.
Si continua a salire verso il rifugio Longo e comincia a scendere una debole pioggerella che ci rinfresca. Il panorama è sempre molto bello si può vedere tutta la vallata e parte del sentiero che porta al rifugio Calvi, tanto che in lontananza si può vedere la casetta della diga.
Dopo circa tre quarti d'ora siamo al rifugio Longo e stiamo andando davvero bene, decidiamo di fermarci per una barretta e un po' d'acqua. Gia si vede il punto che dobbiamo raggiungere per passare alla valle vicina e si vede il profilo del Monte Aga.
Qui grande errore, infatti la mia caviglia che nel frattempo si era scaldata non gradisce la sosta e comincia a fare le bizze soprattutto in salita. Ricominciamo a salire oltrepassando la diga che forma il lago del diavolo su un sentiero per lo più roccioso e dato che la pioggerella persiste le rocce sono rese un po' scivolose e bisogna prestare attenzione. Saliamo con buona lena e dopo un ultimo pezzo davvero in piedi raggiungiamo il passo selletta, punto più alto della nostra gita
.

Da qui si dovrebbe avere uno scorcio sui picchi circostanti tra cui Il pizzo del Diavolo, il Diavolino il pizzo Becco (che mio cognato dice essere molto bello da salire e che io metto nella lista delle cose da fare) ma non si vede un bel niente perchè siamo coperti dalle nuvole ma la visibilità risulta abbastanza buona e quindi cominciamo a scendere il versante attraversando verdi pascoli alpeggi e baitelli che ci porteranno alla testa della val Brembana e dove comincia (un pelo più avanti a dir la verità) il fiume Brembo.
Bella in questa parte del percorso i continui attraversamenti di rigagnoli che diventeranno più giù il vero e proprio fiume. Superato l'inizio del Brembo nella foto il sentiero cambia ancora e con continui sali scendi ci porta dopo circa un altra ora verso l'altra tappa del nostro cammino. Intanto la mia caviglia è allo stremo ma deve tenere perchè manca ancora davvero tanto.
Come vi anticipavo prima fare il giro da questa parte permette di arrivare a vedere il rifugio Calvi senza immaginare che proprio sotto appena passata la collinetta la vista è questa
Al rifugio Calvi facciamo la nostra seconda sosta e c'è nè bisogno perchè inizio ad essere un po' stanco e la caviglia non accenna a riprendersi.
Dopo poco recuperiamo dell'acqua e riprendiamo al cammino che in circa un ora e mezza ci riporta dapprima al bivio per il longo e poi alla macchina. Giro davvero spettacolare nonostante le condizioni meteo non ottimali, ma che lascia immaginare quanto deve essere bello se fatto in una giornata di bel tempo. Oggi molta fatica ma anche soddisfazione, caviglia messa a dura prova dopo i 10 km di corsa fatti giovedì le 7 ore e mezza di cammino si sono proprie sentite tanto che ad un certo punto ogni pozza d'acqua avevo voglia di togliere tutto e immergere i piedi in acqua fredda!
Sicuramente tornerò a fare delle gite da queste parti anche perchè ci sono alcune cose davvero interessanti. Certo il sogno sarebbe poter fare l'ultra trail delle orobie ma penso che resterà solo un sogno.
Sulla strada di casa decidiamo poi di fermarci e acquista una bella fetta di Branzi nell'omonimo paesino.
A presto


domenica 17 luglio 2016

Monte Paterno



Venerdi 14 uscito dal lavoro ho raggiunto gli amici Paolo e Serena presso Dobbiaco in Trentino Alto Adige con l'intenzione dopo una salutare dormita di fare l'indomani la ferrata del Monte Paterno posto a 2744 metri d'altitudine.


Ci siamo quindi svegliati con calma e dopo aver fatto colazione e lasciato Lorenzo (il loro bambino) ai nonni siamo partiti alla volta di Auronzo. Dopo aver pagato il pedaggio (ahimè ben 25 euro)
parcheggiamo nei pressi dell'omonimo rifugio e da qui cominciamo la nostra gita.
Si prende un sentiero carrozzabile che in breve permette di arrivare al rifugio lavaredo e cominciare il tour delle Tre Cime di Lavaredo da cui si vedono già delle cordate impegnate nella salita. Arrivati poi alla Forcella Lavaredo si vede gia in lontananza la prossima metà, il rifugio Locatelli.
Si può decidere di seguire la strada carrozzabile oppure di salire in mezzacosta passando sotto al Croda Passaporto e al Monte Paterno.
Prima di giungere al Locatelli (che non visiteremo) ci fermiamo a prepararci per la ferrata e ne approfittismo per fare qualche foto
Da qui incomincia la vera e propria ferrata. Si comincia passando di fianco alla "salsiccia di francoforte" piccolo pinnacolo all'inizio della cresta nord del Paterno e da qui già si vede il crinaletto che dovremo seguire per arrivare alla Forcella del Camoscio. Per arrivarci ci sono delle gallerie risalenti la guerra e mentre la prima ha qualche finestra con scorci meravigliosi la seconda è più lunga fredda e completamente buia per cui è necessario avere una torcia. (la mia qualcuno a casa aveva pensato bene di toglierle la pila forse per far funzionare qualche giochino!! ma grazie a Paolo che ne aveva due ho risolto il problema).
Questa seconda galleria è fatta da scomodi e alti gradoni ma fortunatamente c'è un cavo metallico che fa da corrimano. All'uscita della galleria comincia il pezzo attrezzato che dopo una breve e ripida salita, senza particolari difficoltà ci porta alla Forcella del Camoscio.




Da quest'ultima foto fatta alla forcella del Camoscio si può notare l'attacco del pezzo più complicato ma sempre relativamente semplice della ferrata.
Da qui infatti si prosegue per tratti un po' più verticali ma molto divertenti fino ad arrivare alla sommità del Monte Paterno
Siamo arrivati su, la giornata è fantastica e la gente in cima non è poca ma qui mi sento in pace e assaporo questa sensazione il più possibile, dopo le foto di rito e aver mangiato qualcosa ci godiamo ancora un po' lo spettacolo che si gode da quassù.
Mi viene da pensare come siano in molti a fare foto, noi non esclusi, alle famose Tre Cime di Lavaredo come se si desse più importanza a loro rispetto alla cima appena raggiunta. Forse perche essere quassù è come aver raggiunto anche quelle che invece sono riservate ai pochi in grado di scalarle. Trovo che questa sia proprio una bella cima con un bella via per raggiungerla ma nonostante questo mi ritrovo ad avere una sola foto del Monte Paterno e un bel po' delle Tre Cime, quindi anch'io ci cado in pieno!
Ricominciamo la discesa che ci mette un pochino più in difficoltà, ricordiamoci che è la nostra prima ferrata, perchè scendere mi risulta sempre più complicato ma via via che scendo prendo dimestichezza e alla fine sono quasi sicuro nei movimenti.
Giunti nuovamente alla Forcella del Camoscio prendiamo il sentiero pietroso e abbastanza ripido che permette di scendere verso la prosecuzione della gita verso il rifugio Lavaredo.
Dalla foto si vedeuno bellissimo sentiero che sfruttando cenge porta attraverso saliscendi verso la Forcella Del Passaporto che permette di passare al versante delle Tre Cime. Il sentiero è attrezzato e mai realmente difficile fino all'ultima galleria molto buia e molto bassa in cui bisogna quasi inginocchiarsi (vero Paolo?) che porta alla Forcella Lavaredo concludendo uno plendido giro ad anello.

Giornata veramente fantastica in un ambiente spettacolare con un ottima compagnia. Come prima ferrata è stata davvero piacevole e varia e fa già nascere la voglia di farne un'altra a breve.
Così saluto le dolomiti sperando di tornarci presto e rientro a casa felice e appagato!

domenica 3 luglio 2016

Anello della Cornagera

Sabato 2 luglio, ore 5.30.
Mi sveglio dal divano (mia figlia ha la febbre e io sono relegato lì) ancora rincoglionito e mi trascino verso il caffè. Il materiale per la gita di oggi è già pronto devo solo riempire la borraccia con il gatorade.
Alle 5.45 esco per andare a prendere il momo  (mio cognato) e verso le 6 siamo in viaggio verso la Valsassina.
La strada è scorrevole e il tempo che vediamo in lontananza è un po' incerto ma non ci facciamo spaventare. Seguiamo tutta la Valsassina fino alla cittadina di Taceno e qui come nostro solito facciamo la sosta caffè!
Dopodiché si sale fino all'alpe Paglio posta a 1386 mt e sotto il Cimone di Margno che invece ne fa 1800 di mt.
Arrivati all'ampio parcheggio il diluvio! Per cui giù i sedili e piccola pennichella ristoratrice (avevo ancora sonno!!!)
Alle 8.45 smette di piovere e decidiamo di partire. Il sentiero nel bosco è molto bello e in breve si arriva al pian delle Betulle posto a 1484 mt
Qui ci trova come in un piccolo villaggio disabitato, lo superiamo e continuiamo il sentiero che in 3.30 ci dovrebbe portare al S. Rita e volendo in 5.30 al Pizzo tre Signori. Si sorpassa l'Alpe Ortighera a 1500 mt dove già si ha una bella vista sul Grignone. Adesso si comincia a salire e in poco tempo si arriva alla località larice bruciato a 1708 mt e da qui si può continuare la carrozzabile, si può prendere a destra la cresta o sinistra per il Cimone di Margno.
Viste le nuvole scure decidiamo di prendere la carrozzabile e poco dopo comincia a piovere. Sotto la pioggia arriviamo alla forcella di Olino dalla quale possiamo prendere la cresta per il S. Rita, ma le condizioni del tempo ce lo sconsigliano anche perché si sentono tuoni sopra di noi. A questo punto vediamo il cartello per il rifugio Ombrega che nessuno dei due conosce e decidiamo di raggiungerlo e poi vedere se il tempo migliora. All'inizio del sentiero anche qui carrozzabile c'è una piccola malga che vende formaggi di capra (interessante). Il rifugio è veramente bello e relativamente nuovo, ha infatti solo 4 anni e qualche gestione alle spalle. L'attuale gestore ci dice che è lì dal 18 giugno. Ci sono anche altri due ragazzi che come hanno fatto il nostro stesso tragitto.  Intanto ha smesso di piovere e addirittura sbuca il sole. Il rifugio ha davvero una bella vista sul lago e vediamo che proprio da lì arriva una bella finestra di bel tempo e dopo un the e una fetta di ottima crostata rinfrancati decidiamo di continuare verso la nostra meta è chiediamo se c'è un modo di raggiungere la cresta da lì.
Il rifugista ci dice che c'è un abbozzo di sentiero e che si può poi proseguire per campi.
La salita è veramente in piedi e fatichiamo a trovare una vaga traccia ma è comunque un fuori pista divertente tra cespugli di rododendri. Effettivamente si arriva ad un baitello e da li a destra si arriva al sentiero di cresta che porta al S. Rita ma decidiamo di andare dritto per dritto come nostro solito è raggiungere il sentiero salendo in verticale.
Arriviamo faticosamente su e prendiamo invece dell'evidente sentiero una ripida cresta pensando che poi ci avrebbe fatto ricongiungere  (scopriremo che non è proprio cosi) e chiedendo a delle persone che stanno scendendo che la cima che ci apprestiamo a raggiungere si chiama Pizzo Cortigera di 2028 mt.
A questo punto il tempo ricomincia a cambiare, ma riusciamo comunque a godere di un bellissimo panorama, si vedono il Legnone, la val Biandino sotto il Pizzo tre Signori, il Pizzo Alto e il Grignone coperto ora dalle nubi. Decidiamo di tornare indietro e questa volta seguiamo la cresta che avremmo dovuto seguire all'andata fino alla bocchetta di Agoredo a 1825 mt.
Continuiamo a risalire la cresta fino a tornare alla bocchetta di Olino e riprendiamo la carrozzabile e torniamo verso la macchina anche perché il tempo sta di nuovo peggiorando. Sono le 15.30 circa quando arriviamo alla macchina ancora una volta soddisfatti del bel giro che il tempo ci ha "quasi" regalato.
Ho i piedi bagnati perché avevo su le scarpe da corsa in montagna e ringrazio l'idea (tenetelo bene a mente!!!) di avere calze di ricambio!!!
Devo dire infine che questa zona è più selvaggia rispetto al lecchese a cui sono abituato ma permette dei giri davvero belli sia per estensione sia per dislivello. Si può infatti continuare per il S. Rita e poi verso il Pizzo tre Signori, ma da su ho anche visto la bella cresta che si può fare dall'altra parte salendo dal rifugio Tavecchia sempre verso il Pizzo tre Signori.
Con questo è tutto. Ciao!!!!

lunedì 20 giugno 2016

Finalmente corno di canzo

Ieri, graziati dal tempo, io e mio cognato cerchiamo di riprenderci un po' dai nostri problemi fisici e organizziamo una gitarella ai corni di canzo.
Devo dire che ho un conto in sospeso con il corno occidentale in quanto sono salito due volte ma non sono mai riuscito a finire l'ultimo pezzo per arrivare alla croce. Sarà per l'esposizione, che da quando sono padre un po' mi da noi...sarà senso di responsabilità...che ne so...l'unica cosa certa è che per qualche metro non sono mai arrivato su.
Partiamo presto come nostro solito in direzione valbrona, località posta proprio sotto i corni di canzo da cui partono un paio di sentieri.
Ma prima tradizionale caffè e brioches presso la pasticceria Citterio che consiglio caldamente, punto di riferimento quando veniamo sui corni.
Arrivati in valbrona all'altezza della chiesa parcheggiamo nel parcheggio dove una volta c'era la fontanella dei ciclisti che ora è spostata un po' più in là.
Costeggiando la chiesa parte un ripido sentiero che inizialmente passa vicino a strutture del passato (un hotel ristorante ormai abbandonato) e continua in tratti di bosco sempre con discrete pendenze. In questo comprensorio si sa anche la passeggiatina non perdona sibfa sempre una discreta fatica. Qui su questi sentieri ho fatto la corsa in montagna più faticosa, il trofeo Dario e Willy con circa 2000 mt di dislivello!
Si arriva in val cerina dove c'è una bellissima villetta immersa in un bel bosco. Credo che questo sia uno dei luoghi più belli di questa zona. Continua a salire il sentiero fino ad arrivare alla strada carrozzabile che sale dal fondo della valbrona fino al rifugio sev.
Arrivati al rifugio visto il tempo ancora un pochino incerto decidiamo di salire subito verso la forcella dei corni e da li prendiamo il sentiero per il corno occidentale. Dopo un po' che camminiamo mio cognato si ferma e dice: " dobbiamo salire di qui" e io rimango di sasso. Non avevo mai notato tutte quelle belle rocce che salgono su, sono sempre salito dalla parte opposta. Quindi cominciamo ad arrampicare su queste facili roccette e poco dopo giungiamo ad una loro pezzo di sentiero che conduce al caminetto finale per arrivare in vetta! Superato anche questo siamo su!

Le alternative ora sono due, scendere da dove siamo venuti arrampicando a ritroso, oppure continuare fino al "passo della vacca" molto aereo e dove va prestata la giusta attenzione. Tanto che mio cognato dice " ne è venuta giù un po' di gente da lì " per tranquillizzare.

Scegliamo il passo della vacca e devo dire che qualche brivido me lo da. L'altro lato del basso della vacca è il luogo dove si sono fermati I miei precedenti tentativi. Da qui diamo un occhio all'arrivo della ferrata del venticinquennale  e poi chiudiamo il giro fino al sev.

Caffè e discesa nuovamente in valbrona. Giro bello, con qualche emozione perl'arrampicatina e le zone un po' esposte, immagino che se qualcuno mi stava osservando avrà pensato che imbranato che è questo, ma non ci posso fare niente solo fare quello che mi sento sicuro di fare nel modo che mi rende più tranquillo.

Intanto torno a casa con una vetta che ancora mi mancava! E che era doveroso fare.

Ciao e buone escursioni